mercoledì, giugno 23, 2010

Riflessione

Io detesto chi esorcizza la tristezza, è un atteggiamento poco nobile, velato di razzismo e largamente solcato dalla superficialità.

Non so chi abbia mai teorizzato una vita felice, spensierata e colorata, questa vita esiste solamente nelle trasmissioni televisive dove tutti ridono, scherzano, giocano, cantano e ballano come se fosse obbligatorio divertirsi.

“Altrimenti non mi diverto”, “mi voglio proprio divertire”, sono slogan piovuti da sempre sui giorni della nostra storia, sparati fino a noi dagli anni ’80; dagli anni dell’edonismo, dell’esaltazione del pettegolezzo, gli anni della prevalenza della parola e spesso della prevalenza del cretino.

Non voglio teorizzare la tristezza ad ogni costo ma non è possibile immaginare una vita come se fosse un varietà televisivo, o se preferite una telenovela nella quale possono esistere momenti cupi, ma dove il sorriso è sempre pronto in tasca, pronto per essere sfoderato perché… “Altrimenti non mi diverto”.

Non è possibile! Non è reale! Ci si misura con una realtà differente non si passa la vita festeggiando, e quando si festeggia il più delle volte è solo per mettere tra parentesi i problemi o peggio fare finta di nulla. E quando a tavolino si programma il divertimento e quasi inevitabile trovarsi il minuto dopo circondato dalla malinconia; quanto ti aspettavi da quella festa, da quella vacanza, da quell’incontro inevitabilmente ti ha deluso.

È meglio vivere con la malinconia sempre pronta a essere sfoderata, non opprimere il prossimo per carità con le tue malinconie, ma non lasciarti illudere da una felicità di apparenza. È più realistico, meno rischioso e pensiamoci è straordinario lasciarsi andare a quel sentimento stupidamente esorcizzato come “tristezza”.

Basta un disco, basta un profumo, basta un ricordo, una vecchia foto, il racconto di un contadino seduto in un bar di paese, è più che sufficiente visitare la tua vecchia casa, la casa dove magari sei cresciuto, oppure hai semplicemente vissuto per un po’, e ti rendi conto di quanto sia semplice riflettere e pensare evitando di atteggiare la bocca in un sorriso senza senso.

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